Un lavoro dietro le quinte: il lungo percorso dei materiali dallo scavo alla fruizione.

19/03/2020

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La tutela attiva del nostro Patrimonio Culturale che la Soprintendenza è chiamata a svolgere richiede un’importantissima fase di lavoro che archeologi e restauratori svolgono all’interno dei depositi, dove si realizza lo studio e l’interpretazione di tutti i materiali rinvenuti negli scavi.

A Tarquinia la Soprintendenza ha attivato tirocini con la Sapienza-Università di Roma attraverso i quali giovani studenti di archeologia possono acquisire metodologie e buone pratiche di lavoro oltre che consentire loro, per la prima volta, di provare il fascino del contatto diretto con i reperti. I depositi divengono così spazi vivi dove i futuri archeologi lavorano accanto a professionisti del settore, in qualità di tutor, a tutte le operazioni essenziali per la schedatura e inventariazione dei materiali, a partire dalla pulizia, riconoscimento e divisione per classi.

Molto spesso la frammentarietà degli oggetti provenienti da scavi richiede un lungo lavoro di ricerca dei frammenti appartenenti allo stesso pezzo, nel tentativo di arrivare alla ricostruzione di un reperto. Una volta terminato il processo di pulitura e restauro dei materiali si passa alla loro documentazione grafica e fotografica e quindi alla schedatura. Tutte queste operazioni sono necessarie per poter realizzare l’inserimento dei dati all’interno dei sistemi di catalogazione previsti dal Ministero.

Il materiale così analizzato sarà di fondamentale importanza per giungere ad una più puntuale datazione dei contesti di scavo. Lo studio approfondito permetterà al singolo oggetto di «narrare» la propria storia a chi lo saprà interrogare, rivelando un’incredibile mole di informazioni: quando è stato realizzato, da dove proviene, con quale tecnica è stato realizzato e chi lo ha realizzato, a cosa serviva. Queste informazioni, e molte altre, ci aiuteranno poi a rispondere ad una serie di domande: perché si trovava in quel luogo (tomba, santuario, abitazione, immondezzaio), chi lo ha portato in quel luogo e perché?

Tutte queste attività consentiranno quindi di fare importanti passi avanti nella conoscenza del contesto e il fine ultimo del lavoro sarà quello della divulgazione dei dati e dell’esposizione dei reperti.

Non bisogna mai dimenticare che conoscere e far conoscere il nostro patrimonio è anche il modo migliore per valorizzarlo e difenderlo.

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