Questa Soprintendenza piange la scomparsa di Fabiano Tiziano Fagliari Zeni Buchicchio.

08/01/2021

 Fabiano Tiziano Fagliari Zeni Buchicchio
Fabiano Tiziano Fagliari Zeni Buchicchio

Con lui se ne va non solo l’infaticabile e rigoroso studioso che tutti conosciamo, ma anche un insostituibile collaboratore di questa Soprintendenza.

Ispettore onorario del MiBACT per il settore archivi e per l’archeologia, ha sempre supportato le attività di questa Amministrazione con grande generosità. Animato da un alto senso della giustizia e dello Stato, ha contribuito con le sue ricerche alla tutela del nostro patrimonio. 

“Perché nessuno dica di non sapere” si intitolava il suo saggio del 2018 che ricostruiva con rigore e precisione la vicenda dei dipinti Spreca, basato sull'obiettività e la forza della conoscenza tramite le carte, divulgato in una pubblicazione curata dagli amici Valtieri e Bentivoglio. 

Nomi di artisti, notizie di dipinti murali da riscoprire, rinvenimenti di antiche testimonianze venivano da lui segnalati e sempre affidati ai funzionari della Soprintendenza, con un raro rispetto dei compiti e dei ruoli. 

Per decenni ha indagato il patrimonio archivistico umbro-laziale, stimolando anche importanti azioni di riorganizzazione.

Nel solco della tradizione della scuola romana ha studiato la storia dell’architettura e del territorio nella piena integrazione delle diverse forme di conoscenza, dal rilievo critico a tutte le altre fonti, mettendo in luce importanti contesti della Tuscia, dall’Antichità all’Età Moderna: la nuova Volsinii, il palazzo di Tiberio Crispo e il complesso basilicale di Santa Cristina a Bolsena, i palazzi Farnese di Caprarola e di Gradoli, il complesso dell’isola Bisentina, la città di Castro, il palazzo Madruzzo Albani Chigi a Soriano nel Cimino e molto altro ancora. Le sue ricerche hanno inoltre contributo a definire l’attività di alcuni maestri del Rinascimento, come i Sangallo, Peruzzi, Sanmicheli, e gettato luce su figure artistiche determinanti per la storia dell’arte e del patrimonio: Ippolito Scalza, Ascanio Vitozzi, Giovanni Antonio Garzoni da Viggiù, Ottaviano e Troiano Schiratti e altri ancora.

Oltre agli importanti contributi scientifici sulla nuova Volsinii, dobbiamo anche a lui, negli anni in cui è stato primo cittadino di Bolsena, l’acquisizione al demanio statale dell’area archeologica di Poggio Moscini, cuore della città romana, oggi aperta al pubblico.

Prezioso anche l’apporto da lui fornito quale componente del Comitato Nazionale per il Cinquecentenario della nascita di Jacopo Barozzi da Vignola, istituito dalla Soprintendenza nel 2007, e nei saggi curati in occasione del Convegno internazionale di studi e della pubblicazione del volume dedicati allo stesso Vignola nel 2008.

Se ne è andato lasciandoci il rimorso di non aver completato alcune delle azioni di tutela da lui suggerite. Spiace non avere una foto del suo sorriso quando portò a sorpresa a poche ore dall’inaugurazione della mostra delle Madonne vestite della Tuscia una incantevole Madonnina settecentesca da una collezione privata di Bolsena; ma quel sorriso felice ci tornerà in mente ad ogni decreto di vincolo, ad ogni dipinto murale scoperto e ad ogni opera d’arte che tornerà a casa.