IL MAUSOLEO DEI PLAUZI A TIVOLI: UN MONUMENTO VERAMENTE “STELLARE” - Nuove importanti scoperte dal cantiere in corso
29/07/2021
L’impegnativo cantiere di scavo e restauro del Mausoleo dei Plauzi a Tivoli, avviato dalla Soprintendenza nel 2019, è giunto ad una svolta. Ad oggi non solo è stato dotato di una recinzione il futuro parco archeologico all’angolo fra l’Aniene e la Via Tiburtina, ma lo stesso monumento ha mutato radicalmente il suo aspetto. Non appare più, infatti, in rovina e aggredito dalla vegetazione, bensì restituito alla forma architettonica che assunse quando venne riutilizzato come fortilizio nel 1465: il coronamento merlato, prima assai lacunoso, è stato completamente reintegrato (fig. 1), l’elegante bugnato piatto in blocchi di travertino della mole cilindrica è stato ripulito e stuccato, le belle iscrizioni, tra cui quella del fondatore del mausoleo, il console del 2 a.C. M. Plautius Silvanus, hanno riassunto il colore e la levigatezza del marmo (fig. 2) .
All’interno della parte superiore del corpo cilindrico è stato recuperato lo spazioso ambiente ricavatovi in epoca moderna cancellando quasi interamente la struttura antica. L’ambiente è privo di copertura, ma fino all’Ottocento si presentava con un solaio retto da quattro altissimi pilastri che sorreggevano anche il soffitto del piano terra; una scala lignea ancorata alla parete collegava i due piani e una a chiocciola entro una torretta quadrata dava accesso al camminamento merlato.
I pilastri, uno dei quali è crollato, sono stati rinforzati con gabbia di ferro, la scala a chiocciola è stata ricostruita in metallo e una ringhiera è stata installata per motivi di sicurezza lungo il camminamento di ronda.
Si è, quindi, realizzato il primo dei due interventi più prettamente scientifici, finalizzato a una migliore conoscenza del monumento: lo smontaggio dei lacerti, ormai irrecuperabili, del pavimento in mattoni del XVIII secolo, epoca a cui risalgono anche le prime scritte con nomi di frequentatori graffite sull’intonaco. Sono venuti alla luce, in ottimo stato di conservazione, gli otto setti murari radiali che suddividono la parte piena del cilindro (fig. 3), quella eretta sul basamento parallelepipedo, oggi interrato, contenente la cella funeraria. I setti formano delle “casse murarie” triangolari, riempite con scagliette lapide, che rappresentano un ottimo esempio del sistema di frazionamento e contenimento di un terrapieno descritto nel De architectura (VI, 8, 6-7) di Vitruvio e che trovano confronti nei sepolcri a tamburo del I sec. a.C.-I d.C. Nel mausoleo dei Plauzi, però, i setti costituivano anche la fondazione di ambianti triangolari a raggiera coperti con volte a cuneo, che convergevano verso un pilastro circolare situato al centro. Gli ambienti erano attraversati, come documentano i crolli rimasti in situ, da un corridoio anulare e sulle volte doveva estendersi una terrazza, forse merlata, come quella che vediamo oggi.
La pianta “stellare” venuta alla luce è talmente esemplare e scenografica, soprattutto se osservata dall’alto, che si è deciso di lasciarla in vista, rinunciando a ricostruire il pavimento.
La scoperta ha consentito di ricostruire fedelmente per la prima volta, dopo i tentativi degli studiosi del passato, l’articolazione dell’ambiente superiore del corpo cilindrico, ove dovevano svolgersi cerimonie in onore degli illustri defunti della gens Plautia. In futuro, pertanto, le pubblicazioni sul mausoleo dovranno essere aggiornate, ma prima di fare ciò sarà bene attendere gli altri risultati, che si preannunciano ancor più significativi, dello scavo del basamento parallelepipedo (Zaccaria Mari).
Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3