Guidonia Montecelio

Guidonia Montecelio

Fig. 5. Veduta da Ovest
Provincia
Roma
Località
Via Tiburtina, km 17,200 (presso Villa Todini)
Tipologia
Complesso idraulico di età romana
Autore della scheda
Zaccaria Mari

Descrizione

Nel giugno 2016 sono stati integralmente esplorati, e successivamente protetti e reinterrati, i resti murari venuti alla luce nel 2012 e 2014 ad Est di Setteville di Guidonia, lungo la via Tiburtina, durante le indagini archeologiche preliminari alla realizzazione di un distributore carburanti, sull’alto versante della collina tufacea quota 71 (fig. 1). Si tratta di un complesso di vasche in opus caementicium rivestite di cocciopesto (figg. 2-3). La più grande, incassata nel terreno, ha il fondo a scivolo (fig. 4) e ad essa si affiancano a quota superiore, sul lato Ovest, una vaschetta quadrata (probabilmente aggiunta in un secondo tempo) e, sul lato Nord, almeno tre vasche di differenti dimensioni (questo settore risulta notevolmente danneggiato dalle coltivazioni): il liquido defluiva nell’invaso maggiore da un’apertura al centro del muro (fig. 5). Il cementizio, costituito in prevalenza di scaglie di tufo, e raramente in calcare e basalto, è stato gettato in cassaforma, non ha quindi rivestimento; particolarmente accurata è l’impermeabilizzazione con un doppio strato di cocciopesto. L’epoca si aggira intorno al I-II secolo. Presso l’angolo Sud-Ovest della struttura è stata rinvenuta una tomba alla cappuccina di tegole e coppi inserita in un involucro in muratura (fig. 6).

A qualche metro dall’angolo opposto resta, invece, un tratto di lastricato in basalto, che è incerto se riferire a un deverticulum di accesso, proveniente dalla via Tiburtina che correva subito a valle, o alla pavimentazione di un cortile.

Il complesso di vasche, di cui è arduo stabilire la funzione, ma forse da riferire a un’attività artigianale o di utilizzazione del suolo, è parte della villa che occupa la sommità della collina, sulla quale si impiantò nel Medioevo la torre della famiglia De Pactume, divenuta, alla metà del Trecento, il casalis Turris Pactuminis.

Lo scavo è stato seguito e documentato da Fabiana Marino e Maria Cristina Recco.

Bibliografia

Z. Mari, Tibur, pars tertia, “Forma Italiae” I, 17, Firenze 1983, pp. 212-216, n. 232, J. Coste, Appendice II. Topografia medioevale, ibidem, pp. 500-501, n. 232 (villa e Tor Pattume); E. Moscetti, Tra Nomentum e Corniculum, Monterotondo Scalo 2012 (Via Tiburtina)

Fig. 2. Pianta dei resti portati alla luce Fig. 3. Veduta dei resti Fig. 4. Veduta da Sud Fig. 5. Veduta da Ovest Fig. 6. Tomba
Fig. 1. Localizzazione del rinvenimento (rif. Carta Archeologica della Provincia di Roma, 2004, Tav. LXXI)