Marcellina
Marcellina

- Provincia
- Roma
- Località
- Pozzo Grande
- Tipologia
- Complesso forse a carattere artigianale-produttivo di età tardo-repubblicana
- Autore della scheda
- Zaccaria Mari
Descrizione
Durante la realizzazione, ad opera della Soc. Snam Rete Gas, della variante del gasdotto Mediterraneo-Italia nel Comune di Marcellina (Rm), è stato rinvenuto e parzialmente scavato nel periodo ottobre-dicembre 2016, in loc. Pozzo Grande, alle falde di colle Pietro, fra l’antica Tibur e la Sabina meridionale, un interessante complesso in opus incertum databile al II-I sec. a.C. (fig. 1). La nuova condotta è stata collocata a notevole profondità sotto i resti (successivamente reinterrati) e ciò ha richiesto anche lo smontaggio e il successivo riposizionamento di alcuni tratti di muro. La conoscenza del complesso, poiché l’area è attraversata da una strada campestre e da un canale che ha irreggimentato il fosso di Peschio Grosso, resta molto limitata (fig. 2). Rivolta verso Ovest è venuta alla luce la facciata, rinforzata a distanze regolari da contrafforti con la superficie curva (fig. 3). Davanti sono affiorati alcuni ambienti sorretti verso valle da un possente terrazzamento a riseghe e con speroni di rinforzo, sul quale correva la strada di accesso lastricata con pietre calcaree e leggermente sopraelevata (fig. 4). Questa si congiungeva ad angolo retto con un percorso, anch’esso lastricato, proveniente dal fondovalle. Dietro la facciata si sviluppa una sorta di “corridoio”, largo m 3 ca., che per un tratto venne coperto, in una fase posteriore, con una bassa volta a botte. Lo scavo sul lato opposto ha messo in luce un lungo muro in opus incertum, delimitante il complesso verso la montagna (fig. 5). Si rilevano qui una o più fasi edilizie databili al II-III secolo: un basso muro di recinzione, collegato a vasche rivestite di cocciopesto, e, sui due lati del muro in incertum, un pozzo semicircolare in laterizio alimentato da un condotto idrico sul fondo e un praefurnium in opus reticulatum connesso all’ipocausto di un vano rettangolare con mosaico bianco/nero e rivestimento di tubuli fittili sulle pareti (fig. 6). È incerto se il vano faccia parte di un settore termale pertinente al complesso, la cui funzione è al momento sconosciuta. Le caratteristiche strutturali e i materiali rinvenuti (notevole abbondanza di anfore e contenitori fittili) depongono a favore di un edificio a carattere artigianale-produttivo. Singolare è la posizione su un terreno alluvionale trasportato dal fosso, il quale, soggetto in passato come oggi a piene improvvise, ha subito trasgressioni e ha determinato il completo occultamento dei resti. Ciò fu rilevato già da R. Lanciani che in preziosi schizzi del 1909 documentò la presenza dei percorsi viari (uno inerpicantesi a zig-zag fin su colle Pietro, ove segnala un insediamento datato all’età del Bronzo, l’altro diretto verso l’odierna Marcellina) e, nelle vicinanze, di una fabbrica di mattoni e di una cisterna a due navate, denominata “Le Grotte”, tuttora visibile m 500 verso Sud.
Lo scavo è stato seguito e documentato da Fabiana Marino e Maria Cristina Recco.
Bibliografia
Z. Mari, Il Popolamento di età romana nella parte meridionale del Parco dei Monti Lucretili. II - La villa romana, in Monti Lucretili. Parco regionale naturale, a cura di G. De Angelis, Tivoli 1995, p. 586, n. 42; Appunti di topografia romana nei Codici Lanciani della Biblioteca Apostolica Vaticana, V, a cura di M. Buonocore, Roma 2002, p. 289, f. 234, p. 301, f. 239