Subiaco

Subiaco

Fig. 7. Ambienti A-B
Provincia
Roma
Località
S. Clemente
Tipologia
Villa imperiale di età romana
Autore della scheda
Zaccaria Mari

Descrizione

Nel 2015 la Soprintendenza ha effettuato un intervento di somma urgenza nell’Area archeologica della Villa di Nerone a Subiaco, precisamente nel c.d. Nucleo A, l’unico dei cinque settori, che costituivano il complesso neroniano, attualmente visitabile (fig. 1).

La villa, edificata prima del 60 d.C. tra i monti Simbruini, pendant di quella marittima di Anzio, era costituita di almeno cinque nuclei, situati lungo la stretta gola del fiume Aniene, il quale venne sbarrato con dighe a formare i Simbruina stagna, citati dagli autori antichi (Tacito, Plinio, Frontino) per la loro amenità e profondità. Il più grande lago superiore fu utilizzato in seguito da Traiano come bacino per la nuova captazione dell’acquedotto Anio novus, che nasceva più a valle. Per la sua singolarissima articolazione, definita “a festone”, lontana dal rigido schema a “palazzo”, il Sublaqueum (questo è il nome tramandato da Tacito) anticipò la Domus Aurea, costruita dopo l’incendio del 64 d.C. dagli architetti Severo e Celere, che potrebbero aver ideato anche la villa sublacense.

In particolare il Nucleo A, letteralmente incassato in un profondo taglio nella roccia calcarea utilizzato anche come cava (fig. 2), si compone di circa venti ambienti a destinazione termale (tra cui un ninfeo absidato) e probabilmente residenziale, di una cisterna e di una vasca ellittica per allevamento di pesci (fig. 3). Durante gli ultimi scavi (1994-99), che hanno completato quelli del 1883, sono stati rinvenuti sotto il ninfeo absidato i resti di un altro ninfeo, anch’esso di età neroniana, distrutto forse per cause naturali, che aveva la volta a botte rivestita di concrezioni calcaree con inseriti medaglioni musivi (decorazione ricomposta all’interno del Museo Ceselli nel Monastero di S. Scolastica). È stato inoltre documentato il riuso agli inizi del VI secolo, per opera di Benedetto (futuro Santo e Patrono d’Europa), di alcuni ambienti per la fondazione del protocenobio di S. Clemente.

L’intervento della Soprintendenza ha riguardato soprattutto il consolidamento degli ambienti vicino all’ingresso (fig. 4), i quali, a causa del gelo e delle intemperie, presentavano il rivestimento in opus mixtum distaccato o caduto a terra e il moderno “bauletto” a protezione delle superfici piane disgregato e lesionato. Riutilizzando gli stessi elementi in calcare concrezionato (c.d. “cardellino”), sono stati restaurati i vani innalzati su ‘casse murarie’ (riempite in antico di pietrisco, ma svuotate durante gli scavi ottocenteschi; fig. 5) presso l’unica arcata superstite dell’ardito ponte (fig. 6), il “pons mire magnitudinis” (Chronicon Sublacense) ancora esistente nel 1369, che, scavalcando il lago superiore, collegava la costruzione a quella sul versante opposto dell’Aniene. La manutenzione si è estesa anche agli ambienti riutilizzati come cucina del protocenobio (fig. 7).

Rispetto ai lavori recentemente eseguiti, cui ha contribuito anche il Comune di Subiaco con il ripristino dell’ottocentesco muro di cinta (v. fig. 4), ben altro impegno economico richiede l’ambizioso progetto di collegare con un ponte pedonale i Nuclei A e D, riproducendo così la situazione antica che vedeva i due settori uniti da un ponte aereo o sovrapposto a una delle tre dighe. Il famoso archeologo Rodolfo Lanciani, che presenziò agli scavi di fine Ottocento, disegnò i piedritti di otto arcate, successivamente abbattuti per aprire la nuova strada diretta a Jenne. Tuttavia l’aggancio del ponte, fondato su celle voltate, si protende ancora oggi dal ciglio roccioso sul baratro dell’Aniene. La riproposizione del ponte dovrebbe prevedere anche il recupero del Nucleo D (attualmente inaccessibile), un padiglione residenziale estivo su due livelli comprendente un’esedra-ninfeo fiancheggiata da vani voltati e ambienti scoperti nel 1957. L’acceso al Nucleo D dal livello superiore, costeggiando l’area dell’ippodromo-giardino in loc. Pianello (c.d. Nucleo C), sarebbe panoramicamente molto suggestivo, ma soltanto il ripristino del collegamento fra i due Nuclei consentirebbe di provare la meraviglia sperimentata nella villa dagli ospiti dell’imperatore “bramoso di cose impossibili” (incredibilium cupitor, Tac., Ann. XV, 42, 2).

Bibliografia

G.M. De Rossi, Note topografiche sulla villa di Nerone a Subiaco, “Lazio ieri e oggi” 12, 1973, pp. 286-290, M.A. Tomei, La villa di Nerone a Subiaco: scavi e ricerche, in Archeologia laziale 6 (Quaderni del centro di studio per l’archeologia etrusco-italica, 8), a cura di S. Quilici Gigli, Roma 1984, pp. 250-259, L. Quilici, I Simbruina stagna di Nerone nell’alta valle dell’Aniene, in Uomo acqua e paesaggio, a cura di S. Quilici Gigli, Roma 1997, pp. 99-142, M.G. Fiore Cavaliere, Z. Mari, A. Luttazzi, La villa di Nerone a Subiaco e la fondazione del monastero benedettino di S. Clemente, in Il Lazio tra antichità e Medioevo. Studi in memoria di Jean Coste, a cura di Z. Mari, M.T. Petrara, M. Sperandio, Roma 1999, pp. 341-367, Z. Mari, Subiaco (Roma). – Villa di Nerone: risultati delle campagne di scavo 1994-96, 1998-99, “Notizie degli scavi di antichità” 2002-2003, pp. 191-255, F. Di Matteo, Villa di Nerone a Subiaco. Il complesso dei Simbruina Stagna, Roma 2005, Z. Mari, Il Sublaqueum: la villa di Nerone a Subiaco, in Residenze imperiali nel Lazio, a cura di M. Valenti, Roma 2008, pp. 43-52, Z. Mari, Il Sublaqueum, la Domus Aurea e altri precedenti, “Bollettino della Unione Storia ed Arte” 10, 2015, pp. 139-148

Fig. 2. Veduta parziale del Nucleo A Fig. 3. Pianta del Nucleo A Fig. 4. Ambienti R-W e, in primo piano, la cava Fig. 5. Ambienti sotto il taglio roccioso Fig. 6. Ambienti R, T e arcata del ponte Fig. 7. Ambienti A-B
Fig. 1. Localizzazione del sito (rif. Carta Archeologica della Provincia di Roma, 2004, Tav. XC, n. 1)