Bolsena

Bolsena

3. Particolare del pietrame dell’Aiola (nella foto Barbara Barbaro)
Provincia
Viterbo
Località
Gran Carro di Bolsena
Tipologia
Insediamento sommerso
Autore della scheda
Barbara Barbaro

Descrizione

Nel corso del 2020, sono state avviate attività di ricognizione finalizzate all’individuazione dell’area occupata dall’insediamento sommerso del Gran Carro di Bolsena da parte del Servizio di Archeologia Subacquea della Soprintendenza in collaborazione con il Centro Ricerche Archeologia Subacquea (CRAS Aps) per la sottoposizione a tutela del complesso archeologico, da considerarsi ad alto rischio per le attività clandestine spesso purtroppo registrate.

Eccezionale per lo stato di conservazione tra gli abitati della prima età del Ferro in Italia, il villaggio palafitticolo del Gran Carro, scoperto nel 1959 sulla costa orientale del Lago di Bolsena a circa 100 metri dalla riva e circa 7,5 metri di profondità, è stato oggetto a più riprese di attività di ricerca; in oltre sessant’anni tuttavia, gli scavi si sono concentrati esclusivamente nell’area in cui risultano affioranti e visibili i pali lignei ancora conservati (più di 400) su una superficie di circa 800 m².

A causa dell’emergenza Covid-19 quest’anno non si sono potute programmare attività di scavo da parte della Soprintendenza. Il 21 giugno 2020 sono iniziate quindi attività di ricognizione subacquea, nel pieno rispetto delle regole dettate dalla DAN-Europe per fronteggiare l’emergenza sanitaria in immersione,  che si sono rivelate quasi più determinanti per la comprensione del complesso archeologico nel suo insieme;  sono stati individuati infatti per la prima volta i limiti dell’insediamento esteso oltre 10.500 m², compresa anche l’area della cosiddetta Aiola, una struttura monumentale in pietrame dell’ampiezza di 60x80 metri, mai datata con certezza fino ad oggi, e certamente attribuibile anch’essa alla prima età del Ferro. Sono stati localizzati spazi funzionalmente distinti nell’ambito dello stesso abitato portando ad una sua più definita interpretazione. Oltre all’area della palafitta infatti, che si estende ancora verso SO rispetto a quanto noto (testimoniati da almeno 50 nuovi pali in superficie), l’insediamento si estende ancora verso NE con strutture riconosciute non più su impalcato aereo, ma direttamente a terra. Questa articolazione interna, e soprattutto il fatto che la parte più prossima alla riva fosse quella su pali, ha fatto ipotizzare che il complesso si possa interpretare come un punto di approdo, un importante nodo di passaggio “via lago” tra l’area costiera (Vulci) e l’entroterra (Orvieto), in una rete di comunicazione che certamente comprendeva anche l’insediamento coevo di Bisenzio.

Oltre alle ricognizioni finalizzate alla sottoposizione a tutela, ci si è dedicati anche alla documentazione.

Il sito è infatti entrato a far parte del progetto Digital Library della Cultura italiana dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD), con l’obiettivo di creare il modello 3D di una parte dell’insediamento e di tutta l’Aiola, e un modello BIM (Building Information Modeling) da caricare sulla piattaforma Inception (sviluppata dall’Università di Ferrara- dipartimento di Architettura) che sfrutta il web semantico per la condivisione dei dati in formato aperto. Un modello 3D interrogabile che sperimenta una nuova concezione di catalogazione che può rivelarsi fondamentale per la conoscenza e valorizzazione di un sito sommerso, altrimenti non visibile.

La tutela e la documentazione, finalizzata alla valorizzazione, sono la risposta positiva alla situazione critica che stiamo ancora vivendo, tema che è stato oggetto del recente Convegno Internazionale di Archeologia Subacquea in collaborazione con il Parco Archeologico dei Campi Flegrei e l’Università della Campania Luigi Vanvitelli dal titolo: “La memoria del passato è il passaporto per il futuro. Il futuro dopo il virus”, cui la Soprintendenza ha partecipato lo scorso 29 ottobre.

Le operazioni sono state dirette dalla dott.ssa Barbara Barbaro (funzionario archeologo subacqueo del MiBACT) e da Egidio Severi (assistente tecnico archeologo subacqueo) che si è occupato inoltre della elaborazione dei modelli 3D, in stretta collaborazione con gli operatori subacquei specializzati dell’Associazione CRAS A.p.s. ed in particolare Nello Barghini, Giuditta Gatteschi, Massimo Lozzi, Emilio Mancini, Stefania Pollini, Amedeo Raggi, Massimo Taddei.

Bibliografia

A. Fioravanti ed E. Camerini L’abitato villanoviano del Gran Carro, Roma 1977.

P. Tamburini, Un abitato villanoviano perilacustre; il "Gran Carro " sul lago di Bolsena (1959-1985). Prefazione di G. Colonna, Roma, 1995.

B. Barbaro B., E. Severi, L'abitato sommerso della prima età del Ferro del “Gran Carro” di Bolsena: verso una nuova prospettiva. Analysis Archaeologica 2018, volume 4, 2020

2. Attività di ricognizione intono all’Aiola (nella foto Barbara Barbaro) 3. Particolare del pietrame dell’Aiola (nella foto Barbara Barbaro) 4. Particolare di una delle pietre sul lato O dell’Aiola, forse un sistema di ancoraggio. 5. L’Aiola ripresa da Ovest 6. Materiali in superficie alla base dell’Aiola- lato NO 7. Materiali in superficie alla base dell’Aiola 8. Legname bruciato affiorante sotto il crollo dei massi dell’Aiola- lato NO 9. Ricognizione nei fondali verso il ciglio Ovest (nella foto: Stefania Pollini, Barbara Barbaro, Giuditta Gatteschi) 10. Reperti lignei rinvenuti in superficie alla base dell’Aiola - lato SO 11. Attività di ricognizione tra le alghe per l’individuazione dei pali (nella foto Barbara Barbaro) 12. Segnalazione dei nuovi pali 13. Buchi di palo sul banco roccioso
1. Foto dal drone con indicazione delle aree oggetto delle ricognizioni (elab. Egidio Severi)